Si apre il 27 novembre alle ore 21 con "Discorsi alla Nazione" di e con Ascanio Celestini, la Stagione di Pubblico il Teatro di Casalecchio di Reno e, come da tradizione, il primo spettacolo della rassegna è stato programmato nell’ambito di Politicamente Scorretto, il progetto ideato dall’Assessorato alla Cultura di Casalecchio di Reno con la collaborazione dello scrittore Carlo Lucarelli che promuove, attraverso la cultura, i valori di giustizia e di solidarietà.
Lo spettacolo è una requisitoria feroce, divertente e disperante, dal respiro differente rispetto ai precedenti lavori di Celestini, in grado di materializzare pezzo dopo pezzo una sorta di società orwelliana, un futuro prossimo che potrebbe essere il nostro. Quella di Celestini è in realtà un’affilata analisi del linguaggio politico, da quello quotidiano a quello dei personaggi pubblici, fatta attraverso i meccanismi dell’identificazione: egli esordisce con considerazioni e giudizi capaci di catturare il pubblico, mediamente “consapevole e attivo sul piano della cittadinanza”, per poi condurre quelle stesse considerazioni e quegli stessi giudizi attraverso il luogo comune, verso una spirale xenofoba, liberista, qualunquista o comunque ispirata all’egoismo sociale che tratteggia non solo una geografia di valori politici allo sfascio, ma anche una profonda crisi di identità collettiva e individuale.
Nel corpo centrale dello spettacolo, quando Celestini dà vita e voce ad una serie di personaggi tutti abitanti di un ipotetico condominio, prevale invece il registro dell’interpretazione e la proiezione di un mondo che potrebbe essere il nostro in un immediato futuro. Lì, in un agglomerato di solitudini, in una convivenza a-relazionale di individualismi costretti in un identico luogo, prende forma un mondo distopico sull’orlo del collasso e in piena guerra civile. In questi monologhi troviamo elementi di possibile identificazione col nostro mondo e col nostro pensiero più elementare, per poi vederli entrambi avvilupparsi in una spirale grottesca e iperbolica, dove è possibile, ad esempio, che una persona decida di vivere sempre con la pistola in tasca come in un surreale Far West.
Chiude il cerchio il discorso del tiranno che chiede al popolo di farsi eleggere. L’uomo forte che è la soluzione di tutti i mali – o almeno a quello della guerra civile, che in effetti giunge a una sua conclusione. Ma a quale prezzo? Quello di vivere in modo gregario e massificato o, per dirla con la potente metafora usata dal novello tiranno, fare come fanno i pesci piccoli che non saranno mai in grado di mangiare il pesce grande: “L’unica possibilità di sopravvivere per un pesce piccolo è diventare parassita del pesce grande, mangiare gli avanzi del suo pasto e in cambio spidocchiargli la pinna”. È in questo discorso di chiusura in cui arringa direttamente il pubblico che ritroviamo il Celestini più coriaceo e ironico, con una sovrapposizione che si fa allucinatoria tra la folla di cittadini-sudditi a cui si rivolge il tiranno e la platea di spettatori.
Torna, nella Stagione 2013/14 il ciclo di incontri con le compagnie con una nuova formula intitolata Pubbliche conversazioni dopoteatro. Quella degli incontri con le compagnie è, per Pubblico Teatro, una consuetudine che oltre ad essere occasione di approfondimento e di incontro dopo lo spettacolo, vuole essere anche momento di formazione del pubblico. Gli incontri, che verranno annunciati nel corso della Stagione, accompagneranno tutti gli spettacoli, prevalentemente legati a temi di carattere civile e politico e quindi in grado di rimettere al centro la comunità di cittadini e portare a teatro le domande più scomode del presente. Le compagnie incontreranno il pubblico coadiuvate da figure in grado di partire dalla parola poetica per approdare su un terreno legato all’agire comune e alla pratica di cittadinanza attiva.
Dopo lo spettacolo, nel foyer A. Testoni, il primo appuntamento nell’ambito di Pubbliche conversazioni dopo teatro: l'incontro tra Ascanio Celestini e il sindaco di Casalecchio di Reno Simone Gamberini, chiamati a confrontarsi sul linguaggio della politica.
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